“In agricoltura si dovrebbe fare un uso assai più limitato di prodotti chimici ed entrare quanto più possibile in armonia con i processi naturali. Nell’immediato forse questo farebbe calare i profitti, ma nel lungo periodo sarebbe benefico“
(Dalai Lama)
La lombricoltura (o vermicompostaggio) è la risposta in chiave moderna alle problematiche di natura ambientale: la scarsità di sostanza organica nei terreni coltivati e l’utilizzo di concimi chimici, hanno impoverito il terreno a tal punto da innescare conseguenze negative sia sulla salute umana che sull’ambiente.
Nei principali Regolamenti comunitari sull’agricoltura biologica si dà molta importanza a come in un sistema agricolo si debba ottimizzare la connessione funzionale tra la produzione vegetale e la zootecnia, in quanto solo perseguendo la complementarietà tra la coltivazione e l’allevamento si può realizzare quel “circolo virtuoso” che permette di riportare al suolo la sostanza organica utile per il mantenimento della sua fertilità biologica.
La lombricoltura è l’allevamento professionale di lombrichi al fine di ottenere l’ “Humus”, fertilizzante-ammendante di alta qualità.
I lombrichi, il cui nome scientifico è Lombricus, sono degli anellidi terrestri appartenenti alla famiglia dei Lumbricidae.
Sono centinaia le specie di lombrichi terrestri esistent , ma possono essere raggruppate in tre macroclassi:
La specie più diffusa in lombricoltura si chiama Eisenia Fetida, nota come verme rosso californiano, o più semplicemente lombrico rosso. I lombrichi sono considerati da molti ricercatori, dei piccoli laboratori viventi, con la loro incessante attività ricoprono un ruolo ecologico fondamentale:
L’ Humus di lombrico è il più grande intermediario tra il terreno e le piante.